Perchè un servizio di dietologia presso il Centro Parkinson?
Una competenza unica per tutte le malattie neurodegenerative
Il Servizio di Dietologia, specializzato in malattie neurodegenerative del sistema nervoso centrale presso il Centro Parkinson, è diretto dalla Prof.ssa M. Barichella. È convenzionato con l'Università degli Studi di Milano, per cui vi lavorano medici specializzandi in Scienze dell'Alimentazione, oltre a medici già specializzati, dietiste e ricercatori con borse di studio fornite dalla Fondazione Grigioni.
Dietologi come parte integrante dell'approccio multidisciplinare alla malattia di Parkinson
I membri del Servizio di Dietologia fanno parte integrante del gruppo multidisciplinare che gestisce routinariamente i pazienti parkinsoniani presso il Centro Parkinson, sia in ambulatorio che in reparto (il Centro dispone di un reparto di 5 letti). Inoltre, forniscono supporto ai centri di riabilitazione specializzati per i pazienti parkinsoniani in Lombardia.
Ricerca in dietologia: soluzioni per la disfagia e la stipsi, diete per ottimizzare l'efficacia della levodopa e ricerche sulle cause della malattia
Il Servizio di Dietologia effettua anche ricerca scientifica. Tra i progetti chiave si annoverano:
- Il progetto Africa
L'esperienza in Africa ha evidenziato che nei pazienti africani la stipsi e la disfagia (problemi nel deglutire) sono molto meno frequenti rispetto a quanto osservato nei pazienti nel mondo occidentale (meno del 10% rispetto al 60-70%). Una serie di indagini ha stabilito che questo era dovuto alla diversità dell'alimentazione: in Africa si consumano piatti unici morbidi. Ai pazienti del Centro Parkinson, in caso di disfagia, si consegnano indicazioni per modificare la dieta rendendola semisolida e omogenea.
Ricerche sulla dieta basata sulla redistribuzione delle proteine nell'arco della giornata
Dieta rraccomandata dalle Linee Guida Internazionali, che prevede lo spostamento del consumo di alimenti proteici alla sera. La levodopa ha bisogno di legarsi a particolari trasportatori per passare dal lume intestinale al sangue e poi al cervello. Se si ingeriscono proteine a poca distanza di tempo dall'assunzione di levodopa, le proteine competono con la levodopa per i trasportatori e la quantità di levodopa assorbita è nettamente minore. Questo fenomeno è responsabile per i blocchi post-prandiali. Ecco perché si consiglia di consumare le proteine alla sera. Le ricerche del gruppo hanno stabilito che: 1) la dieta con ridistribuzione di proteine prevede, in alcuni casi, il consumo di alimenti speciali aproteici 2) la quantità di levodopa richiesta dipende dalla qualità di proteine consumata. In altre parole, miglioramenti sovrapponibili della funzione motoria vengono ottenuti con quantità inferiori di levodopa, se il consumo di proteine viene ridotto.
Ricerche sulla stipsi
Indagando le abitudini di stile di vita dei pazienti stitici è stato appurato che i pazienti parkinsoniani in generale (e quelli stitici in particolare) bevono poco: un'abitudine che predispone alla stipsi. Inoltre, hanno rilevato che la stitichezza è correlata ad un maggiore fabbisogno di levodopa.
Ricerche sul microbioma
Lo scopo del Progetto Microbioma è di analizzare dettagliatamente le alterazioni del microbioma nei pazienti parkinsoniani. Il microbioma è l'insieme dei microorganismi che vivono normalmente nel corpo umano. La componente principale è costituita dalla flora batterica intestinale, che, nel suo complesso, pesa circa 1 kg, e può essere considerato alla pari di un organo. La Prof.ssa Barichella, responsabile della Struttura Semplice di Dietologia presso il Centro Parkinson, ha spiegato che esistono già diverse ricerche pubblicate in letteratura, tra cui anche uno studio condotto dalla Struttura stessa, che dimostrano come il microbioma sia alterato nella malattia di Parkinson. Questo dato era atteso dopo i risultati di ricerche che dimostrano che il microbioma è alterato anche in altre malattie, quali, per esempio, il diabete e l'obesità.
Ma cosa c'entra la flora intestinale con una malattia che coinvolge soprattutto il cervello? Bisogna ricordare che l'intestino e il cervello sono collegati tramite un lunghissimo grande nervo detto nervo vago, che trasmette segnali dal sistema nervoso centrale a molti visceri, tra cui l'intestino. I microorganismi patogeni presenti nella flora batterica intestinale potrebbero produrre sostanze dannose che risalgono il nervo vago arrivando fino al cervello.
Ricercatori danesi hanno trovato il modo per verificare la teoria. Tanti anni fa, quando non si sapeva che l'ulcera gastrica è spesso dovuta a un batterio annidato nella mucosa dello stomaco (Helicobacter pylori) e si pensava che invece fosse dovuta ad una eccessiva secrezione di acido gastrico, la terapia consisteva nel taglio del tronco del nervo vago (“vagotomia”) per interrompere i segnali che ordinavano di produrre acido. Sono stati presi in esame i registri nazionali danesi per vedere quanti pazienti sottoposti a vagotomia negli anni '80 e '90 avevano sviluppato il Parkinson, rispetto a quelli non sottoposti a questo intervento. È stato stabilito che pazienti sottoposti a vagotomia presentano un rischio dimezzato di sviluppare la malattia.