Attività fisica totale, dieta a base vegetale e malattie neurodegenerative: uno studio prospettico sulla Biobanca del Regno Unito
Le malattie neurodegenerative come Alzheimer, Parkinson e SLA sono caratterizzate dal deterioramento progressivo del sistema nervoso.
Non esiste una cura definitiva, rendendo essenziali la prevenzione e l'attenzione ai fattori di rischio. L'attività fisica e la dieta, essendo modificabili, giocano un ruolo chiave nella prevenzione di queste malattie. Studi precedenti hanno dimostrato che l'inattività fisica aumenta il rischio di demenza e malattie neurodegenerative.
Lo scopo di questo studio è stato quello di indagare l'effetto dell'attività fisica e della dieta a base vegetale sulla comparsa di malattie neurodegenerative, usando i dati della Biobanca del Regno Unito.
Lo studio ha coinvolto oltre 500.000 partecipanti reclutati in Inghilterra, Scozia e Galles. Sono stati raccolti dati sull'attività fisica, la dieta e altre variabili. Sono stati esclusi i partecipanti con diagnosi di malattie neurodegenerative al momento della raccolta dei dati iniziali.
L'attività fisica è stata valutata tramite questionari e misurata in minuti di attività metabolica. La dieta è stata classificata in base al consumo di cibi vegetali sani e alimenti meno sani o di origine animale. In particolare, è stato utilizzato un "Healthful Plant-Based Diet Index" per valutare la qualità della dieta dei partecipanti.
Questo indice si basa su 17 gruppi alimentari suddivisi in tre categorie:
• Alimenti vegetali salutari: cereali integrali, frutta, verdura, noci, legumi, alternative proteiche vegetariane, tè e caffè.
• Alimenti vegetali non salutari: cereali raffinati, patate, bevande zuccherate, succhi di frutta, dolci e dessert.
• Alimenti di origine animale: grassi animali, latticini, uova, pesce e frutti di mare, carne e altri cibi animali.
L’indagine ha evidenziato come tra i partecipanti, chi praticava un’attività fisica moderata o intensa aveva un rischio ridotto del 22% di sviluppare Alzheimer e del 19% di sviluppare Parkinson rispetto a chi era meno attivo. Non è emersa una chiara associazione tra attività fisica e rischio di SLA.
Anche la qualità della dieta a base vegetale ha influenzato il rischio: chi seguiva una dieta migliore aveva un rischio più basso di sviluppare Alzheimer e malattia di Parkinson, soprattutto se abbinata ad un'elevata attività fisica. Per quanto riguarda la malattia di Parkinson, l'associazione tra dieta vegetale e attività fisica moderata o vigorosa ha mostrato una riduzione del rischio di insorgenza della malattia, con il beneficio maggiore osservato nel gruppo con la dieta vegetale di più alta qualità.
I benefici di una dieta vegetale di alta qualità potrebbero derivare da diversi fattori:
• Riduzione dello stress ossidativo e dell'infiammazione: Gli alimenti vegetali, in particolare frutta e verdura, sono ricchi di antiossidanti e sostanze anti-infiammatorie che potrebbero contribuire alla protezione del sistema nervoso.
• Effetti positivi sul microbioma intestinale: Una dieta ricca di fibre e povera di grassi saturi può migliorare la salute del microbioma intestinale, che è stato collegato alla salute cerebrale e alla prevenzione delle malattie neurodegenerative.
• Riduzione di biomarcatori infiammatori: Alcuni modelli dietetici, come la dieta mediterranea, sono stati associati a una riduzione dei biomarcatori infiammatori plasmatici, che potrebbero contribuire alla protezione cerebrale.
In conclusione, dallo studio si evince che una maggiore attività fisica, associata a una dieta ricca di alimenti vegetali salutari, può ridurre significativamente il rischio di sviluppare Alzheimer e Parkinson. Tuttavia, ulteriori studi sono necessari per comprendere meglio i meccanismi e stabilire raccomandazioni precise per la prevenzione delle malattie neurodegenerative.
CONSIGLIO NUTRIZIONALE:
Per i pazienti affetti da malattia di Parkinson, il consiglio di seguire una dieta ricca di alimenti vegetali salutari come frutta, verdura, cereali integrali, legumi e noci, è da affiancare a quello di ridistribuire le fonti proteiche all’interno della giornata in modo tale da minimizzare il loro impatto sull'assorbimento dei farmaci. Un buon consiglio è quello di consumare queste proteine principalmente durante i pasti serali, lasciando invece spazio a una dieta più ricca di carboidrati e grassi sani durante il giorno, che non compromettano l'efficacia della terapia.
A cura di Serena Caronni, biologa nutrizionista e Michela Barichella, medico dietologo
Fonte: Zheng X, Liu J, Wang S, Xiao Y, Jiang Q, Li C, Shang H. Total physical activity, plant-based diet and neurodegenerative diseases: A prospective cohort study of the UK biobank. Parkinsonism Relat Disord. 2024 Sep 2;128:107125. doi: 10.1016/j.parkreldis.2024.107125. Epub ahead of print.