Limitare o non limitare? Considerazioni pratiche per ottimizzare le interazioni delle proteine alimentari sull'assorbimento della levodopa nella malattia di Parkinson
La somministrazione di levodopa rimane da oltre 50 anni la terapia più efficace per il trattamento della malattia di Parkinson.
L'avanzare della malattia stessa, l’invecchiamento e le complicanze gastrointestinali possono comportare modifiche delle abitudini alimentari e del peso corporeo, nonché movimenti motori involontari e discinesie.
È ormai evidente come le proteine alimentari, presenti soprattutto nei secondi piatti (carne, pesce, uova, formaggi, affettati), possano ostacolare l'assorbimento del farmaco. Per questo motivo, per le persone affette da malattia di Parkinson, la dieta a ridistribuzione proteica, che limita l’assunzione di proteine esclusivamente al pasto serale, è spesso raccomandata come approccio non farmacologico per migliorare l’efficacia della levodopa.
Il presente studio conferma l’ipotesi secondo cui la dieta a ridistribuzione proteica possa essere un approccio terapeutico efficace per i pazienti parkinsoniani. La gestione della dieta, tramite un'adeguata educazione nutrizionale ed un costante monitoraggio del paziente, può quindi ridurre complicanze quali discinesie e perdite di peso involontarie.
Tuttavia, le indagini sino ad ora condotte presentano ancora dei limiti. I fattori che dovrebbero essere considerati nella ricerca futura includono lo stadio e la progressione della malattia, le abitudini alimentari, il peso corporeo, le influenze genetiche, la terapia farmacologica e eventuali patologie associate.
CONSIGLIO NUTRIZIONALE:
La dieta a ridistribuzione proteica prevede il consumo di proteine animali e vegetali esclusivamente nel pasto serale, nella merenda del tardo pomeriggio e in un eventuale spuntino dopo cena. Nei pazienti particolarmente sensibili alla competizione tra farmaco e proteine che lamentano, nonostante la dieta a ridistribuzione proteica, blocchi post-prandiali, viene consigliato l’utilizzo di prodotti aproteici (pasta, pane, brioches, snacks a bassissimo contenuto di proteine) a colazione e a pranzo. L’importante è garantire un adeguato apporto proteico quotidiano, eventualmente tramite l’utilizzo di integratori a base di aminoacidi essenziali.
UN ESEMPIO DI SCHEMA GIORNALIERO
Colazione: caffè, tè o tisane; latte di riso o avena; prodotti da forno privi di alimenti proteici (latte, uova ecc.): fette biscottate, cereali, biscotti secchi; marmellata o miele
Spuntino: frutta; crackers; grissini; gallette; barrette ai cereali
Pranzo: primo piatto asciutto condito con verdure (no formaggio grattuggiato); verdura cruda o cotta; frutta fresca
Spuntino tardo pomeriggio o serale: yogurt greco; yogurt bianco; frutta secca; latte e cereali
Cena: primo in brodo; una porzione abbondante di secondo piatto (carne, pesce, uova, legumi, formaggi, affettato) rispettando le frequenze di consumo settimanali; verdura cruda o cotta; un frutto
A cura della dott.ssa Serena Caronni, Biologa Nutrizionista e dott.ssa Michela Barichella, Medico Dietologo
FONTE: Rusch C, Flanagan R, Suh H, Subramanian I. To restrict or not to restrict? Practical considerations for optimizing dietary protein interactions on levodopa absorption in Parkinson's disease.
NPJ Parkinsons Dis. 2023;9(1):98. Published. 2023 Jun 24. doi:10.1038/s41531-023-00541