Approcci dietetici nella malattia di Parkinson
È ormai noto che l’approccio terapeutico alla malattia di Parkinson non è solo farmacologico.
Nel corso del tempo, il ruolo della nutrizione ha acquisito sempre più importanza, sia a scopo preventivo, nelle fasi precliniche della malattia, sia nel migliorare le condizioni fisio-patologiche dei pazienti che hanno già sviluppato la malattia di Parkinson sintomatica. Nel seguente articolo abbiamo unito i risultati di due recenti studi che hanno messo in luce i diversi approcci nutrizionali che si stanno studiando nella malattia di Parkinson.
I modelli dietetici maggiormente studiati sono:
- Dieta mediterranea (MeDi): è caratterizzata da una dieta prevalentemente a base vegetale, ricca di verdure, frutta, cereali integrali e legumi; con consumo moderato di proteine animali e un basso consumo di carne rossa e prodotti lavorati come dolci, bevande zuccherate, cereali raffinati.
- Dieta MIND: è caratterizzata dal consumo di verdure a foglia verde, fagioli e frutti di bosco e ridotto consumo di formaggio, burro e margarina. Gli studi confermano che sembra associata a una ridotta incidenza e a una progressione più lenta del parkinsonismo rispetto ala dieta MeDi.
- Dieta Chetogenica: si basa su un’alta percentuale di lipidi, una bassa percentuale di carboidrati ed un adeguato contenuto proteico. La dieta chetogenica sembra migliorare i sintomi non motori valutati tramite scala UPDRS
- Diete vegetariana e vegana: regime alimentare che prevede l’esclusione di alimenti di origine animali (carne, pesce, latte e derivati, uova e miele) e si basa sul consumo di cereali, legumi, verdure e frutta, sia fresca sia secca e consumo di oli vegetali, bevande vegetali e semi. Una recente analisi britannica ha rilevato un’associazione tra questa dieta e un ridotto rischio di malattia di Parkinson
- Dieta a ridistribuzione proteica: uno degli approcci nutrizionali più utilizzati che prevede una ridistribuzione dell’assunzione delle proteine animali prevalentemente nella seconda parte della giornata; è importante per un miglior assorbimento della Levodopa (precursore della dopamina, gold standard nella cura dei sintomi del Parkinson) sia nell’intestino (assorbimento gastrointestinale) sia nel cervello (barriera ematoencefalica).
Per quanto riguarda i modelli dietetici precedentemente descritti, i risultati degli studi supportano l’adesione a diete prevalentemente a base vegetale, in stile MIND e Mediterranea nel Parkinson. Il ruolo potenziale delle diete chetogeniche non è ancora del tutto chiaro, mentre le diete a ridistribuzione proteica sembrano possano aiutare a ridurre al minimo le fluttuazioni motorie sebbene la sicurezza di queste diete rispetto al mantenimento del peso e alla conservazione della massa muscolare sia un’area di attiva ricerca. Una dieta inadeguata ha pertanto un impatto sullo stato nutrizionale, portando potenzialmente ad un rischio di malnutrizione. Per ovviare a questo la supplementazione o integrazione alimentare è un aspetto da non sottovalutare. Ad esempio tra i sintomi correlati con la malattia vi è la stipsi, sintomo non motorio presente circa nel 60% dei pazienti, che influisce sull’assorbimento e sull’efficacia della Levodopa. In quest’ottica l’integrazione alimentare con fibre e probiotici potrebbe aiutare a risolvere la problematica. Spesso la stipsi è causata da un’alterazione del microbiota intestinale. Negli ultimi anni la ricerca si è concentrata su quest’ultimo e sul suo ruolo nella patogenesi della malattia.
Diversi studi hanno valutato anche l’importanza dell’assunzione di diverse vitamine (B3, vitamina E) acidi grassi omega-3 nel rischio di malattia di Parkinson.
È evidente che la gestione delle complicanze legate all’alimentazione nella malattia di Parkinson, compreso il rischio di malnutrizione, richiede un team multidisciplinare (Medico Dietologo, nutrizionista o dietista) e strategie supportate dall’ evidenza come la dieta a ridistribuzione proteica.
CONSIGLIO NUTRIZIONALE:
Una dieta sana ed equilibrata, prevalentemente a base vegetale, è sicuramente una strategia importante nella gestione nutrizionale della malattia di Parkinson. A scopo preventivo nelle fasi precliniche della malattia bisogna privilegiare il consumo di verdure, frutta, cereali integrali e legumi, moderando il consumo di proteine animali e carne rossa, prodotti lavorati come dolci, bevande zuccherate e cereali raffinati. Per i pazienti che hanno sviluppato la malattia di Parkinson sintomatica la ridistribuzione delle proteine animali prevalentemente nella seconda parte della giornata permette un miglior assorbimento del farmaco levodopa aiutando a ridurre al minimo le fluttuazioni motorie. Per assicurare un corretto bilanciamento della dieta e un apporto proteico adeguato, oltre al consumo degli alimenti proteici previsti a cena (carne, pesce, uova, legumi e formaggi), potrebbe essere utile consumare uno yogurt o dessert proteico a merenda con una manciata di fiocchi d’avena, particolarmente ricchi di proteine e fibre, o in alcuni casi ricorrere ad una supplementazione specifica con amminoacidi.
A cura della Dott.ssa Carlotta Bolliri e Dott. Antonio Natale, Biologi Nutrizionisti
FONTE:
Indy van der Berg 1, Sabine Schootemeijer 1, Karin Overbeek 1, Bastiaan R Bloem 1, Nienke M de Vries 1 . Dietary Interventions in Parkinson's Disease. Journal of Parkinson's Disease, 2024
Kira N Tosefsky 1 2, Julie Zhu 2, Yolanda N Wang 1, Joyce S T Lam 1, Amanda Cammalleri 1, Silke Appel-Cresswell 1 3. The Role of Diet in Parkinson's Disease. PMID: 38251061 DOI: 10.3233/JPD-230264.