I nuovi farmaci per la malattia di Parkinson
La ricerca sulla malattia di Parkinson è vivace ed in continua evoluzione, una buona fonte di informazione per sapere se ci sono nuovi studi farmacologici.
Per determinate le malattie è il sito ClinicalTrials.Gov, in cui si può selezionare sia la malattia per cui sono in corso sperimentazioni farmacologiche che il paese dove sono effettuate. Altri siti su cui documentarsi in merito a nuove terapie per la malattia di Parkinson sono Clinical Pipeline Reports della MJFox Foundation, e la Parkinson ’s Hope List spreadsheet.
In realtà da quando un nuovo composto imbocca la strada della sperimentazione al momento in cui si rende disponibile come trattamento possono passare anni, e non sempre questo si verifica.
La prevalenza della malattia di Parkinson è notevolmente aumentata negli ultimi 25 anni, e questo incremento richiede uno sforzo alla comunità scientifica per identificare non solo nuovi trattamenti in grado di migliorare la qualità di vita dei pazienti, ma anche per identificare gli stadi precoci di malattia, anche prima che i sintomi si manifestino, allo scopo di prevenire o modificare l’andamento della malattia. In questa direzione la ricerca è molto vivace, forse ha espresso gli sforzi maggiori, e numerosi studi sono in corso.
Un capitolo a parte tra le novità riguarda le metodiche neurochirurgiche, in particolare la DBS, che sta vivendo un momento di grande sviluppo e miglioramento, dei quali parleremo presto.
Per quanto riguarda i farmaci che potremmo a breve avere a disposizione, si tratta principalmente di nuove formulazioni di levodopa, in particolare la foslevodopa per infusione sottocutanea, che potrebbe essere disponibile nei prossimi mesi e rappresenterebbe una naturale evoluzione migliorativa delle terapie infusionali già a disposizione, inoltre il nuovo promettente dopaminoagonista Tavapadon, e la formulazione sublinguale di apomorfina, giunta alle tortuose fasi amministrative. Tra i trattamenti sperimentali in fase più precoce, di grande interesse gli studi sui farmaci antiinfiammatori, avendo la neuroinfiammazione un ruolo nella patogenesi della malattia, gli studi sugli agonisti di GLP-1, ipoglicemizzanti già da tempo in fase di sperimentazione nel Parkinson come potenzialmente protettivi; molti studi sono indirizzati alle forme genetiche di malattia, ad esempio le forme di Parkinson associate a GBA e LRRK2; sempre nell ’ottica di identificare molecole neuroprotettive, ricordiamo l’immunoterapia, i cosiddetti vaccini diretti contro alfa-sinucleina, la sua aggregazione e la sua produzione, mai abbandonata la sperimentazione sulla terapia cellulare, mediante impianto di cellule in grado di ripristinare la funzione dopaminergica o in grado di esercitare un’azione di tipo neuroprotettivo.
In conclusione possiamo affermare che gli orizzonti si stanno davvero ampliando per quanto riguarda la ricerca nella malattia di Parkinson, e pur non essendo al momento di prossima commercializzazione farmaci originali, le nuove formulazioni dei farmaci già impiegati permettono di migliorare notevolmente la qualità di vita delle persone affette da questa malattia.
Dr.ssa Anna Lena Zecchinelli, Dirigente Medico Neurologo, Responsabile UOS Medicina di Genere per la UOC Centro Parkinson e Parkinsonismi, ASST G.Pini - CTO, Milano