Che cosa c'è di nuovo sulle staminali?
Dr.ssa R. Giordano - 38° Convegno Nazionale AIP
Medico ematologo, Persona Qualificata della Cell Factory “Franco Calori”, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano
Lo studio riparte
La novità principale è che lo studio “first in man” (per la prima volta nell’uomo) con l’utilizzo di cellule staminali mesenchimali autologhe (ovvero del paziente stesso) nella PSP finalmente riparte. Abbiamo già reclutato il sesto paziente e stiamo coltivando le sue cellule staminali.
L’esperienza nei primi 5 pazienti è stata positiva. Abbiamo avuto la netta impressione che la terapia a base di cellule staminali induca una stabilizzazione della malattia. Tuttavia, non possiamo fare alcuna affermazione certa sulla efficacia, perché tutti i pazienti sapevano di ricevere le cellule e quindi potrebbe essere solo l’effetto della loro convinzione di essere stati trattati con una terapia innovativa. Solo nella seconda fase dello studio, in cui né i pazienti né i medici sapranno chi è stato assegnato alla terapia a base di staminali e chi alla simulazione della terapia (placebo) (condizioni di “doppia cecità”) potremo veramente valutare l’efficacia.
Per quanto riguarda la sicurezza, eravamo già consapevoli che ci fosse un modesto rischio di formazione di piccoli emboli. Effettivamente questo ha dato luogo in una paziente ad un un episodio di ischemia con sintomi neurologici transitori e completamente reversibili. Per questo motivo abbiamo modificato leggermente il protocollo di somministrazione della terapia: l’avanzamento del catetere per la somministrazione intra-arteriosa verrà fermato prima di raggiungere le arterie più piccole e tutti i pazienti riceveranno la cosiddetta “aspirinetta” per fluidificare il sangue.
“Carta d‘identità” delle cellule staminali per comprendere meglio la malattia
Nel frattempo stiamo caratterizzando bene le cellule staminali dei pazienti parkinsoniani, mettendo a punto una specie di “carta d’identità”. Valutiamo la loro morfologia e le loro modalità di crescita, facendo confronti con le cellule staminali di soggetti sani. Abbiamo osservato che le cellule rilasciano i fattori di crescita in maniera controllata e intelligente, proprio come se fossero piccoli esseri viventi che capiscono le esigenze delle cellule nell’ambiente in cui si trovano. Pertanto il loro funzionamento è superiore a quello di un farmaco, che funziona in maniera meccanica e fissa.
Inoltre, queste cellule staminali possono essere indotte a diventare neuroni, detti iPS (“induced pluripotent stem cells” ovvero cellule staminali pluripotenti indotte ). Questi neuroni non possono essere impiantati perché non abbiamo la certezza che queste cellule non si comportino in maniera anormale. Tuttavia, possono essere usati come modello in provetta con cui effettuare molti studi per comprendere meglio la malattia e come intervenire per modificarla.
Tutte le cellule contengono dei piccoli organelli detti mitocondri. Servono a produrre energia tramite il consumo di ossigeno. Al loro interno sono attivi dei meccanismi che regolano questo consumo in modo da impedire un livello eccessivo di “stress ossidativo”. Una loro particolare caratteristica è la presenza di un pezzettino di DNA, ereditato esclusivamente per via materna, che costituisce un piccolo nucleo; è come se fossero piccole cellule all’interno di una cellula., Sono di particolare interesse, perché sappiamo che sono danneggiate nella malattia di Parkinson e lo studio del loro DNA ci permette di capire gli effetti di fattori esterni sul patrimonio genetico tramite le tecniche della “epigenetica” . La epigenetica è la scienza che studia come viene modificato il DNA a livello molecolare da fattori esterni, come tossine ambientali e lo stile di vita.
La Fabbrica di Cellule Staminali
Il preparato sperimentale per la terapia viene prodotto presso la Cell Factory (“Fabbrica delle cellule staminali”) tramite macchinari e materiali assai costosi con un livello di qualità pari a quello farmaceutico. Tutto procede in base a procedure rigorose e controllate. In particolare, i parametri ambientali vengono continuamente monitorati e controllati.
La dottoressa conclude ringraziando tutti i suoi collaboratori per i loro sforzi e tutti coloro che hanno donato per la loro generosità. Si impegna, a nome anche della sua equipe, a fare del suo meglio per conseguire risultati rapidamente. Si augura di ritornare al convegno AIP l’anno prossimo con la notizia che sono stati trattati con successo i tre pazienti necessari per completare la fase I e che è stata avviata la seconda fase dello studio.
Domande dal pubblico
Sappiamo che ci sono altri gruppi che lavorano con le staminali. A che punto sono?
Prof. Pezzoli: Altri gruppi, come, per esempio, il gruppo svedese di Lund, hanno un approccio diverso dal nostro. Il loro obiettivo è di impiantare cellule staminali nella speranza che rimpiazzino i neuroni perduti. In questo modo raggiungono solo una piccola area del cervello. La Fondazione Grigioni, invece, sponsorizza uno studio in cui le cellule staminali vengono infuse in arteria, raggiungendo tutto il cervello, nella convinzione che queste cellule intelligenti rilascino i fattori di crescita che producono dove serve ovvero dove vi sono neuroni malati in difficoltà. Gli altri gruppi hanno conseguito alcuni risultati positivi, ma solo nell’animale da esperimento in laboratorio, non hanno risultati in pazienti.
Se non erro, hanno trovato cellule staminali ancora valide in pazienti deceduti in cui erano state impiantate molti anni prima negli Stati Uniti.
Prof. Pezzoli: Innanzitutto, non erano cellule staminali, ma cellule fetali ovvero cellule raccolte da feti abortiti. Inoltre, in alcuni casi hanno stabilito che anche queste cellule si erano ammalate. Pertanto, pare che lo stato infiammatorio del cervello si estenda alle cellule impiantate.