Il microbiota come possibile causa della malattia di Parkinson: studio in corso
Dr.ssa C. Bolliri - 38° Convegno Nazionale AIP
Biologa nutrizionista Centro Parkinson ASST Pini-CTO
Attualmente è in corso presso il Centro Parkinson uno studio clinico che ha come scopo la caratterizzazione della flora intestinale (la principale componente del microbiota ovvero della popolazione di microorganismi che normalmente vive nel corpo umano) dei pazienti affetti da malattia di Parkinson. In altre parole, si desidera verificare quali siano le differenze qualitative tra la flora batterica intestinale dei pazienti parkinsoniani rispetto a quella delle persone sane.
I pazienti devono soddisfare diversi criteri per essere inclusi:
- Malattia di Parkinson da più di 5 anni
- Nessuna malattia cronica e/o infiammatoria dell’intestino
- Nessuna storia di intervento chirurgico sull’intestino
- Nessuna radioterapia/chemioterapia
- Nessuna terapia antibiotica o assunzione di fermenti lattici nelle ultime settimane
Ai pazienti reclutati viene chiesto di fornire un campione di feci per l'analisi della flora intestinale.
Inoltre, vengono sottoposti alle seguenti indagini:
- Esame neurologico completo
- Indagine nutrizionale, con un diario alimentare settimanale per escludere che vi siano state variazioni recenti dell'alimentazione che potrebbero avere un impatto sulla flora intestinale ed un questionario di frequenza per documentare le abitudini alimentari
- Test neuropsicologici
- Esame del genoma (DNA – patrimonio genetico)
Interventi di esperti in sala:
Prof. Isaias (ordinario di Neurologia presso l’Università di Wuerzburg - Germania): Questa ricerca è molto importante perché potrebbe svelare una causa della malattia di Parkinson. È stata formulata la ipotesi che sostanze tossiche prodotte dai batteri nell'intestino possano essere trasportate lungo i nervi che collegano l'intestino al cervello fino ai centri nervosi che vengono colpiti dalla malattia.
Dr.ssa E. Cassani (medico nutrizionista presso Centro Parkinson ASST-Pini CTO): ricercatori danesi hanno verificato questa teoria confrontando i pazienti sottoposti 30-40 anni fa in Danimarca al taglio del tronco del nervo vago (“vagotomia”), il nervo che collega l'intestino al cervello, con soggetti non sottoposti a questo tipo di intervento. È emerso che il rischio di sviluppare il Parkinson era ridotto della metà nei soggetti sottoposti a vagotomia.
Dr.ssa M. Barichella (Medico nutrizionista responsabile del Servizio di Dietologia, Centro Parkinson ASST G. Pini-CTO, Milano)
Fa presente che è importante reclutare non solo pazienti, ma anche soggetti sani ed invita i coniugi a partecipare. I coniugi sono importanti, perché si suppone che le abitudini alimentari dei coniugi sia abbastanza simile. Inoltre, segnala che mancano soprattutto soggetti sani di sesso maschile.
Dr. L. Zecca – Direttore CNR Istituto di Tecnologie Biomedicali a Segrate (MI) fino al 2015
L'analisi del DNA nelle feci viene effettuata presso il CNR a Segrate (MI). Nell'intestino esistono diverse popolazioni batteriche e normalmente nessuna dovrebbe prevalere. Invece, sembra che prevalga una popolazione che promuove uno stato infiammatorio nel Parkinson. Questo è di grande interesse, perché vi sono chiare evidenze che la progressione della malattia di Parkinson avviene a causa di uno stato di neuroinfiammazione nel tessuto cerebrale, per cui il microglia, costituito da una serie di cellule che dovrebbero sostenere i neuroni, invece li danneggiano.
Dr. R. Cilia – medico neurologo - Centro Parkinson ASST G. Pini-CTO, Milano
Afferma che il principio che sostanze, come le proteine, possono essere trasportate lungo i nervi è stato già dimostrato nell'animale da esperimento. Inoltre, fa presente che è stata avanzata la stessa ipotesi per un’altra malattia neurodegenerativa - la malattia di Alzheimer. Infine, pare che il fumo, che notoriamente riduce il rischio sia di malattia di Parkinson che di malattia di Alzheimer, influenzi la flora batterica intestinale.