Consumo di latticini e malattia di Parkinson
Numerosi studi si sono incentrati sui fattori di rischio nella malattia di Parkinson. L’identificazione dei fattori di rischio è fondamentale per adottare uno stile di vita in grado di proteggerci dalla malattia.
Recentemente, alcuni studi scientifici hanno mostrato un aumento del rischio di sviluppare la malattia di Parkinson nei pazienti che assumono prodotti caseari (latticini) con un rischio stimato pari a 40 volte nei pazienti con più elevato consumo di tali prodotti. Un recente studio, a cui ha partecipato la Fondazione Grigioni, ha valutato attentamente tale rischio studiando una popolazione di 9823 pazienti Parkinson confrontati con 8376 controlli o soggetti sani.
Per una accurata comprensione dello studio è importante fare una premessa sui latticini e sulla loro digestione a livello biochimico. I latticini contengono lattosio, una sostanza che viene metabolizzata da un enzima (proteina) definito lattasi; tale enzima agisce scindendo (cioè separando) il lattosio nei suoi due zuccheri costituenti, chiamati rispettivamente galattosio e glucosio, i quali vengono poi assorbiti a livello intestinale. Ciascuno di noi può possedere una lattasi dotata di una diversa efficienza o capacità di metabolizzare o scindere il lattosio, proprietà definita “persistenza della lattasi”. Si ritiene che questa proprietà dipenda dal nostro codice genetico, che è unico in ognuno di noi ma può presentare delle similarità nei gruppi di popolazione. In particolare, gioca un ruolo cruciale un polimorfismo del gene che codifica per la lattasi (rs4988235). A seconda della presenza di tale polimorfismo sono individuabili 3 distinti genotipi (TT, TC e CC). I genotipi TT e TC sono associati a una buona capacità di digestione del lattosio, ciò significa che i soggetti che possiedono tali genotipi avranno una lattasi in grado di metabolizzare o digerire il lattosio con buona efficienza. Al contrario, i soggetti dotati di un genotipo CC non saranno in grado di digerire il lattosio, perché avranno una lattasi poco efficiente. È desumibile come vi sia una correlazione tra il genotipo TT e TC e il consumo di lattosio, in quanto è facilmente intuibile come i soggetti che consumano i formaggi sono quelli che più facilmente sono in grado di digerirli.
Sono stati confrontati i pazienti affetti da Parkinson con i soggetti sani e in ciascun gruppo è stata valutato il tipo di genotipo presente. Dallo studio è emerso un rischio più elevato di Parkinson nei soggetti con genotipo TT e TC, più proni al consumo di formaggio. Il rischio è risultato statisticamente più significativo nei soggetti di sesso maschile. Una precedente metanalisi, che ha raccolto cospicui dati di diversa provenienza geografica (1083 pazienti con Parkinson) ha rilevato un più elevato rischio di malattia nei pazienti esposti a più elevato consumo di latticini, con maggiore significatività statistica nella popolazione maschile.
Ma perché i latticini dovrebbero predisporre alla malattia di Parkinson? Diverse sono state le ipotesi formulate, che non trovano però conferma nei vari studi scientifici che mostrano spesso dati discordanti. Tra le varie ipotesi è stata formulata una possibile riduzione dei livelli di acido urico dovuta ai latticini, ma bassi livelli di acido urico non sembrano proteggere dal Parkinson. Secondo altri autori il consumo di formaggi andrebbe a compromettere l’assorbimento di altre sostanze dotate di azione/proprietà neuro-protettiva (ovvero che proteggono il sistema nervoso centrale dal danno). Qualcuno avrebbe diversamente ipotizzato, un possibile ruolo dei pesticidi che potrebbero contaminare molti dei prodotti caseari in commercio, ma anche in questo caso, nonostante il risaputo ruolo dei pesticidi nella malattia, i dati sono insufficienti. Altri possibili meccanismi includono l’effetto dei latticini sull’aumento del peso corporeo, trattandosi di prodotti ad elevato potere calorico e in ultimo, il cambiamento del microbiota intestinale indotto da una dieta ricca di tali prodotti.
In conclusione, questo studio suggerisce come l’elevato consumo di latticini esponga a un rischio più elevato di sviluppare la malattia di Parkinson. Sono necessarie alcune considerazioni. Nello studio, infatti, non sono specificate informazioni chiave, ovvero il tipo di latticini e la frequenza del loro consumo. Non è difatti chiaro cosa si intenda per consumo elevato. Per quanto concerne il consumo di formaggi, nella popolazione italiana il loro consumo si attesta intorno a una volta alla settimana, mentre il consumo di latte ha una frequenza maggiore.
Saranno necessari ulteriori studi più approfonditi per confermare tale dato, per comprendere i meccanismi coinvolti, nonché per capire le ragioni della differenza di genere riscontrata (i motivi responsabili della differenza tra i soggetti di sesso maschile e femminile di sviluppare la malattia di Parkinson a parità di dieta).
La dieta mediterranea che prevede un consumo non eccessivo di formaggi, è il regime alimentare di scelta in grado di proteggerci da molte malattie, incluse le malattie neurodegenerative e il Parkinson. Occorre ricordare come una dieta sana e bilanciata debba includere i formaggi, fondamentali per la salute dell’osso e la riduzione del rischio di fratture. La regola d’oro è il buon senso!
A cura della Dott.ssa Federica Garrì (Medico Neurologo) e della Dott.ssa Carlotta Bolliri (Biologo Nutrizionista), Fondazione Grigioni