Psicoterapia e Parkinson: chi ne ha veramente bisogno?
Dr.ssa Chiara Siri – 38° Convegno Nazionale AIP
Psicologa, Centro Parkinson ASST G. Pini-CTO, Milano
Altre psicologhe: Dr.ssa Colombo, Dr.ssa Pozzi e Dr.ssa Reali
Nelle prime fasi di malattia le motivazioni principali per cui una psicoterapia può essere utile sono le difficoltà nell'accettare la malattia e, spesso collegati a queste, la comparsa di sintomi di depressione e/o ansia in seguito alla diagnosi.
Vi sono pazienti che non riescono ad accettare la diagnosi e, per esempio, non vogliono dirlo a nessuno, neanche al coniuge. Altre volte è il caregiver (colui che accudisce il paziente) a non accettarla. La psicoterapia può essere utile per comprendere le motivazioni per cui sussiste una difficoltà nell'adeguarsi alla malattia, motivazioni che possono essere assai varie e diverse per ogni persona, per es. paura di perdere il lavoro, sentirsi sminuiti, senso di colpa. La ricostruzione della storia del paziente è fondamentale per comprendere e chiarire per quali ragioni egli ha reagito in un determinato modo e, quindi, aiutarlo nel processo di accettazione della malattia. Spesso è utile coinvolgere la famiglia, le persone più vicine al paziente. Lo stesso vale per disturbi come la depressione e l'ansia, dove una psicoterapia può permettere la riduzione dei farmaci atti a controllarli.
Nelle fasi avanzate della malattia, inoltre, è frequente che anche (o solamente) il caregiver, ovvero chi si prende carico di un paziente con importanti difficoltà, soffra di disturbi d'ansia o depressione e che quindi possa avere bisogno di supporto psicologico.
Il Prof. Pezzoli fa presente che vi sono delle regole per i familiari: dedicare al massimo 8 ore al giorno al paziente e dopo imporsi di dedicare tempo a se stessi. Segnala che nel 5-8% dei casi il paziente presenta compulsioni anche gravi, quali il gioco d'azzardo e chiede cosa può fare lo psicologo.
In merito alle problematiche comportamentali, uno dei ruoli dello psicologo è all'inizio della malattia, quando può fare presente che questi disturbi si possono verificare e quindi spiegare come il paziente e/o i familiari possono individuarli precocemente in modo da evitare eventuali situazioni gravi sia dal punto di vista economico (ad esempio perdite di denaro al gioco d'azzardo o negli acquisti eccessivi) sia dei rapporti familiari. Alcune alterazioni del comportamento quali, ad esempio, l'ipersessualità (problematica che può presentarsi anche nelle donne) possono essere anche molto disturbanti per la persona che può avere atteggiamenti inusuali e faticare ad accettare di essersi comportati in modo così diverso rispetto alle proprie abitudini. In altre parole, il suo ruolo consiste anche nella prevenzione. Lo psicologo può inoltre intervenire per comprendere che cosa stia alla base di certi comportamenti (per esempio, giocare d'azzardo in maniera incontrollata), ovvero comprendere che significato hanno per quella persona, nonché aiutare i familiari a capire come comportarsi in determinate situazioni.
In genere servono 6-8 sedute per inquadrare bene il caso e stabilire di quale sostegno possa avere bisogno il singolo paziente.