Risposta di lunga durata alla levodopa nel Parkinson. Un'altra importante scoperta finanziata dalla Fondazione Grigioni
Protegge il pazienti anche nelle fasi di blocco e corrisponde al 60-65% del beneficio totale
È noto che la levodopa, il farmaco più efficace in assoluto per la malattia di Parkinson, esplica un effetto di breve durata che richiede somministrazioni ripetute nell’arco della giornata. Nella pratica clinica vi è l’uso di parlare di fase ON, in cui l’effetto di breve durata è presente, e di fase OFF in cui è assente.
Gli studi sulla levodopa sono sempre stati limitati dal fatto che non è possibile trovare pazienti parkinsoniani nelle fase avanzate della malattia che non siano già in terapia con levodopa, e non è possibile interrompere la terapia per motivi etici.
Ora sono stati pubblicati i risultati di uno studio in Africa, su 30 pazienti parkinsoniani con un’età media all’esordio di 58 anni ed una durata media di malattia di 7,1 anni, che non erano mai stati trattati con levodopa.
Sono stati misurati gli effetti della levodopa, somministrata da sola a dose variabile in funzione del peso corporeo, sulla funzione motoria tramite la misurazione del punteggio sulla scala internazionale UPDRS dopo la prima somministrazione e dopo 1 e 2 anni di terapia (in 8 pazienti anche dopo 4 anni di terapia).
La prima somministrazione ha permesso di ottenere un miglioramento motorio significativo, con una riduzione del punteggio motorio UPDRS mediamente pari a circa il 40%, indipendentemente dalla durata di malattia. Dopo 1 anno di terapia la levodopa ha determinato un beneficio persistente, anche a distanza di 12 ore dall'ultima dose, quando ormai l’effetto di breve durata non c’era più (fase OFF) anche nelle fasi più avanzate di malattia, e così pure dopo 2 e 4 anni di terapia; l’entità del miglioramento era intorno al 30%. In altre parole, questi risultati documentano che esiste una risposta di lunga durata alla levodopa, che determina un beneficio persistente, che protegge il paziente anche nelle fasi OFF. I ricercatori hanno stabilito che la risposta di lunga durata corrisponde a circa il 60-65% del beneficio motorio totale fornito dal trattamento giornaliero con levodopa, indipendentemente dalla durata della malattia.
Durante lo studio vi sono stati 8 casi di temporanea interruzione della terapia a causa di problemi di approvvigionamento. La terapia è gradualmente ritornata ai punteggi iniziali: la completa scomparsa del miglioramento ha richiesto una interruzione di oltre 15 giorni in un paziente malato da 8 anni, mentre è stata sufficiente una interruzione di una settimana in un paziente malato da 20 anni.
Gli autori traggono due conclusioni:
- La documentazione e l'entità della risposta di lunga durata alla levodopa rappresentano ulteriori motivi per iniziare subito la levodopa a basse dosi nelle fasi iniziali della malattia
- La misurazione della funzionalità motoria dopo sospensione della levodopa per 12 ore – un parametro generalmente usato negli studi sulla progressione della malattia - non è un parametro attendibile
Lo studio è stato interamente finanziato dalla Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson
Fonte: Cilia R e coll Brain online 7 luglio 2020