Viaggio a Lima, per le staminali
Intervista al Prof G Pezzoli, Direttore del centro Parkinson ICP e Presidente AIP, nonchè Presidente della Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson
JH: Professore, ho saputo che ha accompagnato un paziente (o una paziente?) a Lima, dove ha ricevuto una terapia a base di cellule staminali. Come mai ha consigliato questa soluzione? Non è appena iniziata una sperimentazione con le staminali presso l’Istituto che Lei dirige?
GP: A dire il vero, io non ho consigliato questa soluzione al paziente (usiamo il genere maschile per garantire l’anonimato, potrebbe trattarsi anche di una paziente). Anzi, questo paziente non è grave ed il mio consiglio sarebbe stato di aspettare di avere la possibilità di ricevere la terapia qui in Italia. E’ stato il paziente ad essere impaziente ed a volere la terapia subito.
JH: E come mai proprio a Lima? E’ un posto molto lontano.
GP: Il paziente aveva assistito alla presentazione di un radiologo interventista di Lima, il Dr Brazzini, che è di origine italiana, in occasione del convegno AIP 2011. Egli tratta già pazienti con malattia di Parkinson con cellule staminali autologhe prelevate dal midollo osseo del paziente stesso da tempo. Il Dr Brazzini gli ha ispirato fiducia e non ha voluto aspettare.
JH: Perché? Al centro Parkinson in Italia la lista di attesa è lunga?
GP: Attualmente noi abbiamo l’autorizzazione per trattare 5 pazienti affetti da una forma di parkinsonismo grave, la PSP. Dopo avere mandato una relazione su questa esperienza preliminare, abbiamo intenzione di partire con la sperimentazione vera e propria, sempre nei parkinsonismi. Non abbiamo una autorizzazione per la malattia di Parkinson. In futuro, se i risultati nel parkinsonismo saranno favorevoli, speriamo di ottenerla, ma non conosciamo esattamente i tempi. Vi sono poi ostacoli di ordine economico, perché si tratta di procedure molto costose.
JH: Ho capito perché il paziente ha voluto farsi trattare adesso là, ma perché è andato anche Lei?
GP: Mi interessava conoscere la loro tecnica e le loro procedure, dato che hanno già esperienza. Il Dr Brazzini è stato molto disponibile, mi ha permesso di accedere alla sala operatoria e mi ha spiegato tutto punto per punto.
JH: Allora, mi racconti.
GP: Prima di partire avevamo mandato tutta la documentazione relativa al paziente, comprensiva di filmati, affinchè il neurologo a cui si appoggia il Dr Brazzini potesse pronunciarsi e dichiarare che l’intervento era fattibile e che il paziente era un valido candidato che avrebbe potuto beneficare dalla procedura. Siamo arrivati domenica e lunedì il paziente si è recato alla clinica privata del Dr Brazzini. La clinica è dotata di sala operatoria, ma non di stanze per la degenza, il Dr Brazzini si appoggia a strutture limitrofe per il monitoraggio del paziente dopo l’intervento. Il paziente è stato sottoposto ad esami di controllo per escludere eventuali rischi operatori (es. test della coagulazione), nonché ad una visita neurologica. Il giorno dopo, martedì, è stata eseguita la procedura: prelievo di un campione di midollo osseo dall’anca, separazione della frazione contenente cellule staminali, preparazione di una infusione in soluzione fisiologica 1:10 e, dopo circa 3 ore, loro reinfusione per via intra-arteriosa, tramite un catetere inserito nella arteria femorale e portata in alto fino all’arteria vertebrale, nel tentativo di portarle il più vicino possibile alle parti malate del cervello.
JH: Il paziente era cosciente? Hanno usato una anestesia regionale o generale?
GP: Il paziente non era cosciente, loro ricorrono alla anestesia totale.
JH: C’è stato qualche problema?
GP: No, gli operatori sono esperti, hanno una grande manualità e notevole esperienza.
JH: In Italia userete la stessa tecnica?
GP: Non esattamente. La tecnica è sovrapponibile per quanto riguarda il prelievo di campione di midollo osseo dall’anca e la reinfusione intra-arteriosa tramite catetere inserito nell’arteria femorale, ma differisce per quanto riguarda le staminali. Noi impieghiamo molto più tempo per la preparazione della infusione di cellule staminali, tant’è vero che le due procedure di prelievo e reinfusione avverranno a settimane di distanza. Noi isoliamo solo le cellule staminali mesenchimali, che sono quelle utili per secernere fattori di crescita, e rimuoviamo le altre. Le cellule staminali mesenchimali non sono tantissime, per cui le facciamo moltiplicare in coltura in laboratorio e questo richiede tempo e l’uso di reagenti e macchinari molto costosi. Ecco perché la nostra procedura costa così tanto, ma secondo noi ne vale la pena.
JH: Quando il paziente si è svegliato, come si sentiva?
GP: Bene. Il giorno dopo era già in giro a visitare chiese ed a fare acquisti ….
JH: Bene? Tutto qui? Non sta meglio?
GP: Per ora, agli esami di controllo prima della partenza, è tutto come prima. Si può solo affermare che la procedura non è stata associata ad effetti collaterali. In seguito si vedrà. Secondo il Dr Brazzini, il miglioramento può comparire dopo pochi giorni, ma generalmente impiega qualche settimana a comparire, anche fino a 3 mesi.
JH: Finora, quanto tempo è passato dalla procedura?
GP: Un paio di settimane. Finora il paziente al telefono mi ha riferito che non ha notato nulla di diverso. Ho intenzione di rivederlo dopo le vacanze di Natale. Allora saranno passate 5 settimane e qualche cambiamento ci potrebbe essere.
JH: Forse dipende anche dal tipo di paziente. Era un paziente con Parkinson in fase avanzata o con malattia iniziale?
GP: Una malattia lieve non posso dire di più. Mi dispiace, come ho già detto, ho garantito al paziente l’anonimato totale, per cui non posso riferire nulla.
JH: Mi scusi, ha ragione, l’aveva detto. Va bene. Mi permetterò comunque di rifarmi viva a gennaio per sentire se il paziente è migliorato. Nel frattempo Buon Natale e Felice Anno Nuovo a Lei ed alla Sua famiglia.
JH: Professore, ho saputo che ha accompagnato un paziente (o una paziente?) a Lima, dove ha ricevuto una terapia a base di cellule staminali. Come mai ha consigliato questa soluzione? Non è appena iniziata una sperimentazione con le staminali presso l’Istituto che Lei dirige?
GP: A dire il vero, io non ho consigliato questa soluzione al paziente (usiamo il genere maschile per garantire l’anonimato, potrebbe trattarsi anche di una paziente). Anzi, questo paziente non è grave ed il mio consiglio sarebbe stato di aspettare di avere la possibilità di ricevere la terapia qui in Italia. E’ stato il paziente ad essere impaziente ed a volere la terapia subito.
JH: E come mai proprio a Lima? E’ un posto molto lontano.
GP: Il paziente aveva assistito alla presentazione di un radiologo interventista di Lima, il Dr Brazzini, che è di origine italiana, in occasione del convegno AIP 2011. Egli tratta già pazienti con malattia di Parkinson con cellule staminali autologhe prelevate dal midollo osseo del paziente stesso da tempo. Il Dr Brazzini gli ha ispirato fiducia e non ha voluto aspettare.
JH: Perché? Al centro Parkinson in Italia la lista di attesa è lunga?
GP: Attualmente noi abbiamo l’autorizzazione per trattare 5 pazienti affetti da una forma di parkinsonismo grave, la PSP. Dopo avere mandato una relazione su questa esperienza preliminare, abbiamo intenzione di partire con la sperimentazione vera e propria, sempre nei parkinsonismi. Non abbiamo una autorizzazione per la malattia di Parkinson. In futuro, se i risultati nel parkinsonismo saranno favorevoli, speriamo di ottenerla, ma non conosciamo esattamente i tempi. Vi sono poi ostacoli di ordine economico, perché si tratta di procedure molto costose.
JH: Ho capito perché il paziente ha voluto farsi trattare adesso là, ma perché è andato anche Lei?
GP: Mi interessava conoscere la loro tecnica e le loro procedure, dato che hanno già esperienza. Il Dr Brazzini è stato molto disponibile, mi ha permesso di accedere alla sala operatoria e mi ha spiegato tutto punto per punto.
JH: Allora, mi racconti.
GP: Prima di partire avevamo mandato tutta la documentazione relativa al paziente, comprensiva di filmati, affinchè il neurologo a cui si appoggia il Dr Brazzini potesse pronunciarsi e dichiarare che l’intervento era fattibile e che il paziente era un valido candidato che avrebbe potuto beneficare dalla procedura. Siamo arrivati domenica e lunedì il paziente si è recato alla clinica privata del Dr Brazzini. La clinica è dotata di sala operatoria, ma non di stanze per la degenza, il Dr Brazzini si appoggia a strutture limitrofe per il monitoraggio del paziente dopo l’intervento. Il paziente è stato sottoposto ad esami di controllo per escludere eventuali rischi operatori (es. test della coagulazione), nonché ad una visita neurologica. Il giorno dopo, martedì, è stata eseguita la procedura: prelievo di un campione di midollo osseo dall’anca, separazione della frazione contenente cellule staminali, preparazione di una infusione in soluzione fisiologica 1:10 e, dopo circa 3 ore, loro reinfusione per via intra-arteriosa, tramite un catetere inserito nella arteria femorale e portata in alto fino all’arteria vertebrale, nel tentativo di portarle il più vicino possibile alle parti malate del cervello.
JH: Il paziente era cosciente? Hanno usato una anestesia regionale o generale?
GP: Il paziente non era cosciente, loro ricorrono alla anestesia totale.
JH: C’è stato qualche problema?
GP: No, gli operatori sono esperti, hanno una grande manualità e notevole esperienza.
JH: In Italia userete la stessa tecnica?
GP: Non esattamente. La tecnica è sovrapponibile per quanto riguarda il prelievo di campione di midollo osseo dall’anca e la reinfusione intra-arteriosa tramite catetere inserito nell’arteria femorale, ma differisce per quanto riguarda le staminali. Noi impieghiamo molto più tempo per la preparazione della infusione di cellule staminali, tant’è vero che le due procedure di prelievo e reinfusione avverranno a settimane di distanza. Noi isoliamo solo le cellule staminali mesenchimali, che sono quelle utili per secernere fattori di crescita, e rimuoviamo le altre. Le cellule staminali mesenchimali non sono tantissime, per cui le facciamo moltiplicare in coltura in laboratorio e questo richiede tempo e l’uso di reagenti e macchinari molto costosi. Ecco perché la nostra procedura costa così tanto, ma secondo noi ne vale la pena.
JH: Quando il paziente si è svegliato, come si sentiva?
GP: Bene. Il giorno dopo era già in giro a visitare chiese ed a fare acquisti ….
JH: Bene? Tutto qui? Non sta meglio?
GP: Per ora, agli esami di controllo prima della partenza, è tutto come prima. Si può solo affermare che la procedura non è stata associata ad effetti collaterali. In seguito si vedrà. Secondo il Dr Brazzini, il miglioramento può comparire dopo pochi giorni, ma generalmente impiega qualche settimana a comparire, anche fino a 3 mesi.
JH: Finora, quanto tempo è passato dalla procedura?
GP: Un paio di settimane. Finora il paziente al telefono mi ha riferito che non ha notato nulla di diverso. Ho intenzione di rivederlo dopo le vacanze di Natale. Allora saranno passate 5 settimane e qualche cambiamento ci potrebbe essere.
JH: Forse dipende anche dal tipo di paziente. Era un paziente con Parkinson in fase avanzata o con malattia iniziale?
GP: Una malattia lieve non posso dire di più. Mi dispiace, come ho già detto, ho garantito al paziente l’anonimato totale, per cui non posso riferire nulla.
JH: Mi scusi, ha ragione, l’aveva detto. Va bene. Mi permetterò comunque di rifarmi viva a gennaio per sentire se il paziente è migliorato. Nel frattempo Buon Natale e Felice Anno Nuovo a Lei ed alla Sua famiglia.