Il farmaco anti-leucemia nilotinib anche per il Parkinson?
Risultati di uno studio clinico preliminare in 12 pazienti con parkinsonismo
Nilotinib è un farmaco già in commercio in Europa per il trattamento della leucemia mieloide cronica, un tipo di cancro a carico dei globuli bianchi. Appartiene a un gruppo di farmaci chiamati “inibitori delle protein chinasi” e funziona promuovendo l'autodistruzione delle cellule tumorali.
Secondo l'ipotesi più accreditata, nella malattia di Parkinson i meccanismi deputati alla distruzione delle proteine usurate sono difettosi e che questo determina la formazione di aggregati della proteina alfa-sinucleina (“corpi di Lewy”) che interferiscono con il funzionamento dei neuroni.
Studi in laboratorio hanno mostrato che nilotinib è in grado di attraversare la barriera emato-encefalica, raggiundendo i tessuti cerebrali, dove promuove la degradazione degli aggregati di alfa-sinucleina. Inoltre, in modelli animali di Parkinson nilotinib è in grado di aumentare i livelli di dopamina nei tessuti cerebrali e di migliorare la funzione motoria.
Per questo motivo è stato condotto uno studio clinico preliminare su 12 soggetti affetti da malattie neurodegenerative caratterizzate dalla presenza di corpi di Lewy: demenza da corpi di Lewy (n=5), malattia di Parkinson con lieve compromissione cognitiva (n=4), malattia di Parkinson con demenza (n=2), malattia di Parkinson (n=1). La malattia Parkinson è stata diagnosticata secondo i criteri della UK Brain Bank.
I pazienti hanno tutti ricevuto capsule di nilotinib in aperto a dosaggio diverso, 150 mg (n=5) oppure 300 mg (n=7) al giorno, un dosaggio nettamente inferiore a quello usato per la leucemia (600-800 mg al giorno), per 24 settimane. I pazienti sono stati poi monitorati per altre 12 settimane.
Prelievi di sangue e del fluido cefalorachidiano (il fluido nel sistema nervoso centrale) hanno confermato che il farmaco è stato assorbito e che ha raggiunto il sistema nervoso centrale.
È stato rilevato un miglioramento dei punteggi UPDRS relativi alla funzione motoria e dei punteggi MMSE relativi alle funzioni cognitive alla fine delle 24 settimane di trattamento, che è poi regredito durante le 12 settimane di follow-up senza terapia:
- nel gruppo trattato con 150 mg nilotinib la media del punteggio UPDRS-III è diminuito da 37.8 a 34.4 a fine terapia ed è poi aumentato a 41.8, mentre la media del punteggio MMSE è aumentato da 15.4 a 19.25 ed è poi quasi tornato al valore basale (15.6)
- nel gruppo trattato con 300 mg nilotinib la media del punteggio UPDRS-III è diminuito da 30.6 a 27 a fine terapia ed è poi aumentato a 31.8, mentre la media del punteggio MMSE è aumentato da 17 a 20.5 ed è poi peggiorato (15.4).
In linea di massima il farmaco è stato ben tollerato. Vi sono stati tre eventi avversi seri, una infezione urinaria, una polmonite ed un infarto del miocardio. Quest'ultimo era associato ad un prolungamento del trattato QTc ed ha determinato la sospensione del trattamento, perché è noto che nilotinib può causare questa alterazione del ritmo cardiaco.
I risultati sono stati considerati incoraggianti e giustificano l'esecuzione di ulteriori studi più ampi nelle malattie neurodegenerative in generale. Da tenere a mente che i pazienti affetti da malattia di Parkinson erano solo 7 – troppo pochi per fare qualsiasi affermazione riguardo alla sicurezza ed alla efficacia di nilotinib nel Parkinson.
Fonte. Pagan e coll J Parkinsons' Dis online 11 luglio 2016