Terazosina: nuova speranza contro il Parkinson
Fondazione Grigioni intende verificare i risultati con uno studio longitudinale per trasformare la speranza in realtà
Scarsa produzione di energia nel Parkinson contrastata dalla terazosina
Tra le caratteristiche note delle cellule nervose malate di Parkinson si annoverano difetti nei mitocondri. Questi organelli possono essere considerati le “pile” della cellula, perché sono responsabili per la produzione di energia a partire dal glucosio, tramite un processo chiamato glicolisi. Nelle cellule nervose malate di Parkinson la produzione di energia è diminuita.
Recentemente è stato scoperto che la terazosina, un medicinale usato per l’ipertrofia prostatica grazie alle sue proprietà alfa-bloccanti, possiede anche un’altra proprietà: è in grado di potenziale la glicolisi, attivando un enzima detto PGK1.
Parziale riduzione / prevenzione della compromissione motoria in modelli animali della malattia
Ricercatori cinesi hanno pensato di verificare se la terazosina è in grado di compensare i difetti di produzione di energia nelle cellule nervose malate di Parkinson, somministrando il farmaco ad animali resi simil-parkinsoniani tramite somministrazione di tossine (MPTP nel topo; 6-OHDA nel ratto) oppure tramite ingegneria genetica nella Drosofila (moscerino della frutta), nel topo ed in cellule staminali indotte di origine umana.
Hanno stabilito che in modelli animali della malattia di Parkinson la terazosina è in grado di aumentare la produzione di energia nelle cellule nervose e di prolungarne la sopravvivenza, con aumento dei livelli di produzione di dopamina e prevenzione parziale della compromissione della funzione motoria. Inoltre, rilievo di particolare interesse, il medicinale è stato in grado di ridurre la compromissione della funzione motoria anche quando veniva somministrato dopo che il processo neurodegenerativo si era già instaurato.
Il valore di questi dati è limitato dal fatto che tutti i modelli animali non sono pienamente rappresentativi della malattia di Parkinson nell’uomo ed in parecchi casi medicinali che hanno fornito risultati sperimentali positivi nell’animale hanno deluso in clinica.
Dati preliminari suggeriscono che la terazosina rallenta la progressione della malattia
Per questo motivo i cinesi hanno proseguito le ricerche. Hanno sfruttato il fatto che la terazosina viene già usata in clinica per l’ipertrofia prostatica per confrontare i dati clinici ottenuti in pazienti parkinsoniani in trattamento con il farmaco con quelli di pazienti parkinsoniani di controllo che non lo avevano assunto, consultando la banca dati della Iniziativa per i marcatori di progressione della malattia di Parkinson. Hanno verificato che la progressione della malattia era significativamente più lenta nei pazienti in trattamento con terazosina. Il problema, però, è che tali pazienti erano solo sette – troppo pochi per poter trarre conclusioni certe.
A questo punto hanno consultato una seconda banca dati (IBM Watson/Truven) ed hanno esteso la ricerca a soggetti che avevano assunto anche due molecole simili (doxazosina ed alfuzosina) e li hanno confrontati con soggetti in trattamento con un altro farmaco per la ipertrofia prostatica (tamsulosin), che non influenza PGK1, includendo più di 18.000 soggetti. È emerso che il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson era significativamente inferiore del 22% tra i soggetti in trattamento con terazosina.
Fonte: Rong C e coll J Clin Investigation online 16 settembre 2019
Impegno della Fondazione Grigioni
La Fondazione Grigioni si è impegnata a svolgere ricerca clinica con il primo obiettivo di confermare o confutare la efficacia della terazosina nel rallentare la progressione della malattia e, in caso di esito positivo, applicare la terazosina nella pratica clinica.