Terapia con Duodopa: dati di uno studio retrospettivo
La terapia infusionale con Duodopa rappresenta una valida ed efficace opzione terapeutica nel Parkinson, nei casi in cui la terapia dopaminergica orale non consente di gestire in modo soddisfacente le fluttuazioni motorie e non motorie che subentrano nella fase avanzata di malattia.
La Duodopa non è altro che una associazione di levodopa/carbidopa (ovvero i medesimi principi attivi che troviamo nel farmaco “Sinemet”) in formulazione gel, erogata in modo continuo direttamente a livello del primo tratto dell’intestino tenue, dove avviene l’assorbimento del farmaco, consentendo pertanto di bypassare, cioè superare, il primo tratto del sistema digerente. Il sistema di infusione richiede una pompa portatile e un sistema di infusione chiamato PEGJ (gastrostomia endoscopica percutanea+sondino intestinale). La Duodopa è stata introdotta per la prima volta in Svezia nel 1994, ma il suo avvento in Italia risale al 2005.
Pochi sono gli studi in letteratura che hanno analizzato retrospettivamente il profilo di sicurezza a lungo termine della duodopa, la discontinuazione (ovvero interruzione) della terapia e i fattori correlati, nonché la mortalità nei pazienti in corso di terapia infusionale.
A tal proposito il Team di Disturbi del Movimento dell’Università di Padova, in collaborazione con il Centro Parkinson del Pini-CTO di Milano ha condotto uno studio retrospettivo su 79 pazienti affetti da malattia di Parkinson in fase avanzata sottoposti a terapia infusionale con duodopa tra il 2005 e il 2021 (globalmente 16 anni di storia clinica e esperienza sulla duodopa, sin dai suoi albori in Italia). Lo studio si poneva come obiettivo primario di analizzare la sicurezza a lungo termine di questo trattamento, raccogliendo tutti gli eventi avversi verificatisi, i dati inerenti la mortalità, la discontinuazione, nonché le cause di interruzione del trattamento e di mortalità e i fattori predittivi (ovvero i fattori correlati), al fine di implementare la ricerca sui criteri di eleggibilità (selezione) per la Duodopa. Come secondo obiettivo è stata valutata l’efficacia a lungo termine sia sugli aspetti motori della malattia e sia sulla performance cognitiva. Il Centro Parkinson del Pini-CTO vanta l’esecuzione dei primissimi interventi di posizionamento di PEG-J in Italia, già nel 2005, nonché di un vastissimo database contenente i dati anagrafici e clinici dei pazienti afferenti al Centro.
Lo studio non soltanto ha confermato i risultati già disponibili in letteratura sull’efficacia della terapia, ma ha evidenziato come l’efficacia del trattamento si mantenga nel lungo termine, non solo per quanto concerne i sintomi motori, ma anche la performance cognitiva. Gli eventi avversi durante il trattamento sono stati di lieve entità e per la maggior parte correlati alla stomia (eritema e granulomi a livello della stomia); sono stati registrati tre casi di poliradicolonevrite acuta, tutti verificatisi nei primi anni dopo l’introduzione della Duodopa in Italia, prima che la supplementazione con complessi vitaminici del gruppo B divenisse una regolare pratica clinica. Nello studio gli eventi avversi hanno portato alla sospensione della terapia solo in otto pazienti (10,12%); questi includevano il peggioramento della discinesia e la comparsa di sintomi da discontrollo degli impulsi (ICD). Le infezioni peristomali hanno portato all’interruzione del trattamento in soli due casi, tra cui un unico caso di peritonite.
Lo studio ha rivelato un basso tasso di interruzione della terapia (24%) verificatosi principalmente nei primi due anni dopo l'inizio dell'infusione, in linea con studi precedenti. Tra gli gli eventi avversi si è inoltre riscontrato un significativo calo ponderale, correlato con la posologia della levodopa al baseline, ma non con le discinesie, suggerendo una possibile influenza della duodopa sull’assorbimento intestinale e sul microbiota. Dallo studio è inoltre emerso come in calo ponderale correli con la durata della fase OFF (item 4.3). Interessante far notore che l'età al momento di avvio della duodopa non è risultata associarsi a un rischio più elevato di interruzione, rafforzando il concetto che questa terapia possa rappresentare una strategia adeguata anche nei pazienti anziani, seppur con decadimento cognitivo lieve-moderato (lo studio non ha preso in considerazione pazienti con decadimento cognitivo severo).
L'analisi della mortalità ha evidenziato come la Duodopa sia associata a una lunga sopravvivenza, con una mediana di 25 anni dall'esordio della malattia, che è significativamente superiore del tempo di sopravvivenza mediano riportato in letteratura.
Per quanto concerne l’efficacia a lungo termine, lo studio ha evidenziato un mantenimento della performance motoria durante la durata di terapia e della performance cognitiva globale a distanza.
In conclusione la Duodopa presenta un buon profilo di sicurezza e di efficacia a lungo termine confermandosi come valida alternativa nei pazienti in fase avanzata di malattia.
A cura della dr.ssa Federica Garrì, Neurologo, FERB Cassano D’Adda Garrì F, Russo FP, Carrer T, Weis L, Pistonesi F, Mainardi M, Sandre M, Savarino E, Farinati F, Del Sorbo F, Soliveri P, Calandrella D, Biundo R, Carecchio M, Zecchinelli AL, Pezzoli G, Antonini A. Long-term safety, discontinuation and mortality in an Italian cohort with advanced Parkinson's disease on levodopa/carbidopa intestinal gel infusion. J Neurol. 2022 Oct;269(10):5606-5614.