Associazione tra i livelli di omocisteina nel sangue e il declino cognitivo nei pazienti con malattia di Parkinson
L’omocisteina è un aminoacido presente nel sangue, derivato da un componente delle proteine che assumiamo con la dieta.
Livelli equilibrati di omocisteina sono importanti per la salute, ma quando diventano troppo alti possono essere dannosi, aumentando il rischio di disturbi cardiovascolari e cognitivi.
Per valutare i livelli di omocisteina è necessario un semplice prelievo del sangue su consiglio del medico curante. Valori inferiori a 15 µmol/L sono da considerarsi normali, mentre valori compresi tra 15-30 µmol/L sono in lieve aumento; risultano anomali valori superiori ai 30 µmol/L.
In questo studio sono stati valutati i livelli elevati di omocisteina nel sangue come un possibile fattore di rischio per disturbi cognitivi nella popolazione generale. Tuttavia, non è ancora chiaro nello specifico come l’omocisteina sia collegata al declino cognitivo nei vari domini cognitivi delle persone con Parkinson.
Nello specifico, è stato analizzato un campione di 101 pazienti con malattia di Parkinson diviso in 50 pazienti con lieve compromissione cognitiva (PD-MCI) e 51 pazienti con funzioni cognitive normali (PD-NC). Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a una batteria di test neuropsicologi per valutare i diversi aspetti cognitivi (memoria, funzione esecutiva, attenzione/memoria di lavoro, linguaggio e funzione visuospaziale). È stata poi valutato se c’è una correlazione tra i livelli di omocisteina nel sangue e le funzioni cognitive.
Dai risultati è emerso che i pazienti con lieve compromissione cognitiva presentano un declino in tutti i cinque domini cognitivi. Livelli di omocisteina ≥ 10 μmol/L, anche se ancora nella norma, sono stati associati ad un maggiore rischio di disturbi cognitivi, in particolare a difficoltà nelle funzioni esecutive (cioè la capacità di trovare soluzioni a situazioni nuove, per esempio fare la spesa), misurate con test neuropsicologi specifici. Questo studio ha messo in evidenzia un legame tra livelli di omocisteina e disturbi cognitivi nel Parkinson. I risultati dovranno essere però confermati da studi su popolazione più ampie di pazienti.
CONSIGLIO DEL NUTRIZIONISTA:
Dal punto di vista nutrizionale, per ridurre i livelli di omocisteina, è utile assumere vitamine del gruppo B. Particolare attenzione alla vitamina B12 attraverso l’assunzione di alimenti di origine animale come carne (manzo, pollo, maiale), pesce (salmone, tonno, sgombro), uova e latticini (latte, formaggi, yogurt). È importante mantenere i livelli di acido folico (B9) nella norma attraverso l’assunzione di verdure a foglia verde, legumi, avocado e agrumi.
Anche la vitamina B6 è importante per l’omocisteina; essa è contenuta nelle banane, pollo patate, legumi, e pesce come salmone e tonno.
Spesso la sola dieta non basta e bisogna provvedere ad un’integrazione sotto stretto controllo dello specialista.
CONSIGLIO DEL NEUROPSICOLOGO:
Dal punto di vista neuropsicologico, per favorire il benessere e contrastare il declino cognitivo è utile stimolare e supportare le funzioni cognitive.
Stimolazione cognitiva: fare esercizi per allenare memoria, attenzione come giochi di memoria, puzzle e attività quotidiane che richiedono pianificazione (es. fare la spesa).
Allenamento delle funzioni esecutive: svolgere attività che stimolino la risoluzione di problemi e la presa di decisioni, come giochi da tavolo o simulazioni di situazioni quotidiane.
Miglioramento dell'attenzione: fare giochi che richiedano concentrazione (es. sudoku, cruciverba) e tecniche di rilassamento per ridurre lo stress e migliorare la concentrazione.
Stimolazione linguistica: svolgere attività che coinvolgano il linguaggio, come lettura ad alta voce o conversazioni quotidiane, per migliorare la fluidità verbale e la memoria.
Socializzazione: Incoraggiare l’interazione sociale e la partecipazione a gruppi di supporto per stimolare le funzioni cognitive e il benessere emotivo.
Inoltre si consiglia di:
monitorare regolarmente il progresso cognitivo e adattare le attività in base alle necessità del paziente;
informare il paziente e la famiglia sui cambiamenti cognitivi, per ridurre lo stress e migliorare la gestione del declino cognitivo.
A cura delle dott.sse Carlotta Bolliri, Biologa Nutrizionista, Aurora Colombo, Neuropsicologa e Michela Barichella, Medico Dietologo.
Fonte: Xiao Y, et al. . Association of plasma homocysteine with cognitive impairment in patients with Parkinson's disease. Front Aging Neurosci. 2024 Dec 9;16:1434943